Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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lunedì 15 dicembre 2008

Viatico

di Donatella Franchi


Un'installazione da viaggio su mia madre lettrice.
Il tema è l'arte come cura della vita, in questo caso il rapporto di cura con una madre molto anziana.
Il coinvolgere mia madre in questa operazione mi è servita molto per starle vicina in modo creativo per entrambe.
Si è trattato di un work in progress, un gioco tra me e lei, terminato solo con la sua morte.
Il senso dell'arte o di una pratica creativa per me è quello di mettere a fuoco e rendere più vive parti della realtà che l'abitudine ha reso sorde o appannate.
Questa è la storia che per ora mi è più cara, anche se ora è velata di molta struggente malinconia, e che vi posso raccontare...
Donatella Franchi

Progetto e realizzazione: Donatella Franchi
Trascrizioni delle poesie: Clotilde Balista
Fotografie delle scritture: Guido Piacentini
Fotografie delle mani: Donatella Franchi

Incontro con Donatella Franchi

Lecce, giovedì 18 dicembre 2008
Centro Diurno del C.S.M. di Lecce
p.tta Bottazzi 1 (ex Vito Fazzi)
ore 17.30

Nota biografica: Donatella Franchi ha prodotto opere e installazioni ispirandosi soprattutto a scrittrici come le sorelle Bronte, Anna Banti, Madeleine de Scudery, Fatema Mernissi, e la propria vita quotidiana. Il materiale che utilizza è la carta. Vive e lavora a Bologna.

e ancora...

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Quanto occorre per il viaggio
Mia madre è sempre stata una lettrice. Me la ricordo da giovane, seduta in una poltrona dagli alti braccioli, sempre con un libro in mano o con un pacco di compiti da correggere appoggiato sulle ginocchia. | A me, che avevo scelto un’esistenza libera da legami familiari, è capitato in sorte di dover vivere accanto a mia madre nell’ultima fase della suo viaggio. | A lungo la sua dipendenza mi ha procurato angoscia, timore che mi sottraesse vita. | Poi ho sentito che la paura della sua fragilità e della sua condizione di bisogno poteva sottrarre umanità ad entrambe. Dovevo rincontrarla, ricreare il rapporto con lei, reinventare la mia e la sua storia, per dare una forma e un senso al suo presente, e al mio. Allora le sue mani che tengono il libro con delicatezza, o su di esso riposano, mi sono apparse proiettate nella luce della grande tradizione artistica di ritratti, in una sequenza di mani che tengono il libro. | Il libro è anche un oggetto mediatore tra madre e figlia in un’iconografia diffusa, dove S. Anna insegna a leggere a Maria bambina. Ne ho ritrovato il significato e la potenza nel ritratto di gentildonna con bambina di Lavinia Fontana, dove la madre passa il libro nella piccola mano della figlia. Il libro tra le mani investe i personaggi di una pensosità solenne, un’intimità con se stessi, a volte una malinconia assorta, come quella che fin da bambina spiavo sul volto di mia madre lettrice. | Oggi, a cent’anni, compiuti il 13 aprile di quest’anno, mia madre si china ancora sui libri con uno sguardo carezzevole, li tiene in mano delicatamente, come se fossero corpi vivi. | Sono il suo legame con la vita, con la propria storia. | Oggi, questo suo tenere ostinatamente in mano un libro assume un significato, un valore che io le posso restituire.

Camminando nella poesia
Un po’di tempo fa avevo chiesto a mia madre di scrivere qualcosa di sé, della sua vita, ma non ha accettato il mio invito. Mi piace la sua calligrafia, la vibrazione dei segni tracciati, la loro inclinazione e movimento. | Così le ho chiesto di trascrivere delle poesie che la coinvolgevano in modo particolare, scelte tra i libri che possedevamo entrambe. | La maggior parte è tratta dalla prima traduzione italiana di Emily Dickinson, del 1956, testo della biblioteca di mia madre, che mi ha permesso l’incontro con una delle autrici che amo di più. | Le poesie sono state rilette e trascritte, in un certo senso riscritte da lei. | La scrittura così è diventata traccia del suo corpo. | Una lunga scia di foglietti di carta che scandisce un percorso e un cammino.
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