di Donatella Franchi
“Un'installazione da viaggio su mia madre lettrice.
Il tema è l'arte come cura della vita, in questo caso il rapporto di cura con una madre molto anziana.
Il coinvolgere mia madre in questa operazione mi è servita molto per starle vicina in modo creativo per entrambe.
Si è trattato di un work in progress, un gioco tra me e lei, terminato solo con la sua morte.
Il senso dell'arte o di una pratica creativa per me è quello di mettere a fuoco e rendere più vive parti della realtà che l'abitudine ha reso sorde o appannate.
Questa è la storia che per ora mi è più cara, anche se ora è velata di molta struggente malinconia, e che vi posso raccontare...” Donatella Franchi
Il tema è l'arte come cura della vita, in questo caso il rapporto di cura con una madre molto anziana.
Il coinvolgere mia madre in questa operazione mi è servita molto per starle vicina in modo creativo per entrambe.
Si è trattato di un work in progress, un gioco tra me e lei, terminato solo con la sua morte.
Il senso dell'arte o di una pratica creativa per me è quello di mettere a fuoco e rendere più vive parti della realtà che l'abitudine ha reso sorde o appannate.
Questa è la storia che per ora mi è più cara, anche se ora è velata di molta struggente malinconia, e che vi posso raccontare...” Donatella Franchi
Progetto e realizzazione: Donatella Franchi
Trascrizioni delle poesie: Clotilde Balista
Fotografie delle scritture: Guido Piacentini
Fotografie delle mani: Donatella Franchi
Incontro con Donatella Franchi
Lecce, giovedì 18 dicembre 2008
Centro Diurno del C.S.M. di Lecce
p.tta Bottazzi 1 (ex Vito Fazzi)
ore 17.30
Centro Diurno del C.S.M. di Lecce
p.tta Bottazzi 1 (ex Vito Fazzi)
ore 17.30
Nota biografica: Donatella Franchi ha prodotto opere e installazioni ispirandosi soprattutto a scrittrici come le sorelle Bronte, Anna Banti, Madeleine de Scudery, Fatema Mernissi, e la propria vita quotidiana. Il materiale che utilizza è la carta. Vive e lavora a Bologna.
e ancora...
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Quanto occorre per il viaggio
Mia madre è sempre stata una lettrice. Me la ricordo da giovane, seduta in una poltrona dagli alti braccioli, sempre con un libro in mano o con un pacco di compiti da correggere appoggiato sulle ginocchia. | A me, che avevo scelto un’esistenza libera da legami familiari, è capitato in sorte di dover vivere accanto a mia madre nell’ultima fase della suo viaggio. | A lungo la sua dipendenza mi ha procurato angoscia, timore che mi sottraesse vita. | Poi ho sentito che la paura della sua fragilità e della sua condizione di bisogno poteva sottrarre umanità ad entrambe. Dovevo rincontrarla, ricreare il rapporto con lei, reinventare la mia e la sua storia, per dare una forma e un senso al suo presente, e al mio. Allora le sue mani che tengono il libro con delicatezza, o su di esso riposano, mi sono apparse proiettate nella luce della grande tradizione artistica di ritratti, in una sequenza di mani che tengono il libro. | Il libro è anche un oggetto mediatore tra madre e figlia in un’iconografia diffusa, dove S. Anna insegna a leggere a Maria bambina. Ne ho ritrovato il significato e la potenza nel ritratto di gentildonna con bambina di Lavinia Fontana, dove la madre passa il libro nella piccola mano della figlia. Il libro tra le mani investe i personaggi di una pensosità solenne, un’intimità con se stessi, a volte una malinconia assorta, come quella che fin da bambina spiavo sul volto di mia madre lettrice. | Oggi, a cent’anni, compiuti il 13 aprile di quest’anno, mia madre si china ancora sui libri con uno sguardo carezzevole, li tiene in mano delicatamente, come se fossero corpi vivi. | Sono il suo legame con la vita, con la propria storia. | Oggi, questo suo tenere ostinatamente in mano un libro assume un significato, un valore che io le posso restituire.
Camminando nella poesia
Un po’di tempo fa avevo chiesto a mia madre di scrivere qualcosa di sé, della sua vita, ma non ha accettato il mio invito. Mi piace la sua calligrafia, la vibrazione dei segni tracciati, la loro inclinazione e movimento. | Così le ho chiesto di trascrivere delle poesie che la coinvolgevano in modo particolare, scelte tra i libri che possedevamo entrambe. | La maggior parte è tratta dalla prima traduzione italiana di Emily Dickinson, del 1956, testo della biblioteca di mia madre, che mi ha permesso l’incontro con una delle autrici che amo di più. | Le poesie sono state rilette e trascritte, in un certo senso riscritte da lei. | La scrittura così è diventata traccia del suo corpo. | Una lunga scia di foglietti di carta che scandisce un percorso e un cammino.
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