Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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martedì 22 gennaio 2008

Riabilitazione psichiatrica: le sfumature che fanno la differenza

Funzione e determinazione degli operatori dei Centri Diurni
di Valentina Sansò

Venerdì scorso abbiamo incontrato Nichi Vendola.

Lui all’Ospedale Vito Fazzi e al polo oncologico, per visitare reparti e inaugurare nuovi spazi, noi per raccontargli di noi, trenta operatori che lavorano nella psichiatria da non sanitari, ormai da diversi anni, e che negli ultimi anni vanno avanti di battaglia in battaglia di proroga in proroga. Dal 31 dicembre, siamo senza contratto.

La Regione non rinnoverà convenzioni con nessuno, per mancanza di fondi. La stabilizzazione dei lavoratori precari è stata una scelta politica che ha comportato un dispendio incredibile, tanto grande e tale da impedire qualunque altra iniziativa. Sicuramente su questo preme anche l’ultima finanziaria del governo. Allora, se da un lato questo porterà la Regione ad entrare nel merito di ogni singola questione, a sindacare su ogni rapporto con l’esterno e quindi a riattivare solo lo stretto necessario - e questa è cosa senz’altro utile ed encomiabile visto che l’autonomia delle singole Ausl pugliesi sarà ‘costata’ tantissimo e tanti ne avranno approfittato - dall’altro noi siamo fuori.

Fuori dalla stabilizzazione perché siamo personale non sanitario, fuori dalle convenzioni perché ormai è una modalità non più perseguibile. Il personale non sanitario, come noi, non può rientrare in nessun profilo sanitario esistente. Nessun contratto disponibile nelle normative sanitarie regionali è adatto alla nostra posizione. Per questo motivo lunedì prossimo torneremo nei nostri centri dai nostri ‘ragazzi’ di nuovo senza contratto e senza neanche la prospettiva di averne uno. O forse, come ieri si ventilava tra i vertici, una piccolissima ennesima proroga che però non risolve il problema.

Non sappiamo che fare.

Non vorremmo soltanto aspettare in silenzio. Questo è un problema sociale, che non riguarda solo noi trenta. Ogni centro ha intorno a sé una rete di cittadini coinvolti. Abbiamo pensato ad una forma di sciopero al contrario: siamo fuori, ma andremo a lavorare ugualmente, ‘occuperemo’ i nostri posti di lavoro e continueremo quello che abbiamo iniziato. Se ci fermassimo perderemmo qualunque contatto con quel nostro mondo. Si perderebbero i gruppi di persone che si ritrovano ogni giorno in quei luoghi. Alcune persone tra queste avrebbero delle ripercussioni nella loro quotidianità.

Noi siamo un punto di riferimento quotidiano.

Psichiatri, dottori e dottoresse, psicologi e assistenti sociali ricevono come in tutti gli ambulatori su appuntamento. Sono lì presenti ma costruiscono rapporti all’interno di un setting ben preciso.

Noi, siamo il rapporto quotidiano, le sentinelle, l’‘iniezione’ di energia per non perdere di vista l’aggancio alla realtà, il percorso evolutivo e sano verso il recupero, il sostegno concreto.

Un po’ amici, un po’ confidenti, un po’ artisti, un po’ operatori culturali, un po’ figure terapeutiche (perché no, se questo può voler dire essere figure di indirizzo verso la salute), un po’ traduttori del ‘medichese’, un po’ bussole per orientarsi nel caos del quotidiano e delle trafile burocratiche. Un po’ tutto questo ma allo stesso tempo niente di tutto questo, se ancora oggi la nostra funzione non è riconosciuta. Né prevista.

Esiste invece un corso di laurea in tecnico della riabilitazione psichiatrica che tra un annetto sfornerà i suoi primi operatori. Operatori paramedici appunto. Saranno coloro che prenderanno il nostro posto non solo nei servizi ma anche nei protocolli dei Centri Diurni dei CSM? È molto probabile, se non si avvia una riflessione più ampia sulla funzione delle strutture psichiatriche territoriali. Perché qui si apre uno spartiacque politico sul modo di intendere questa disciplina e le sue applicazioni.

È qui che si determina la differenza tra la piena applicazione del pensiero basagliano e tutto il resto.

Essere operatori non sanitari per noi è una risorsa, non un deficit.

Rapportarsi alla parte sana della persona che si rivolge al servizio psichiatrico è elemento fondamentale per garantire a quella persona un recupero del terreno perduto a causa dell’incontro con la malattia. Chi si ammala di una malattia mentale molto facilmente finirà con l’identificarsi con quella malattia. Perché il contesto lo ‘aiuterà’ a leggersi in quella direzione. Ma anche perché la malattia mentale nella fase acuta occuperà tutto lo spazio del pensiero e della vita di quella persona.

Siamo importanti perché sovvertiamo questo assunto fin nel profondo.

Perché remiamo contro anche il comune pensiero dello psichiatra della stanza accanto. Suo malgrado, perché lui è un medico, e pensa solo al sintomo e alla cura di quel sintomo. La malattia dell’anima passa un po’ in secondo piano. I pensieri, le relazioni e il carattere dell’individuo prima d’ammalarsi si sono livellati intorno al suo male.

Sono stati quasi spazzati via.

Quasi. Noi lavoriamo su quel quasi. Cerchiamo tracce… le valorizziamo e le ‘utilizziamo’ come leva per ricominciare. Personalissima, unica, preziosissima leva per ricominciare. Niente di imposto dall’alto. Non esiste un “così si deve essere, così si deve fare, così si deve vivere”. Ogni individuo può e deve partire da sé, noi siamo stimolo e supporto.

La funzione di operatori non sanitari nel sanitario garantisce al cittadino anche un controllo sulle pratiche della psichiatria perché il nostro può essere uno sguardo scevro da condizionamenti formativi e accademici, vigile e critico perché ‘laico’, se così si può dire. È molto importante lavorare nell’istituzione e non essere solo un controcanto esterno: fare antipsichiatria da fuori è molto molto più semplice, ma sono i servizi che devono funzionare, sono i servizi che si riempiono di emergenze quotidiane da affrontare, è nei servizi che si può fare, costruire, applicare la differenza.

È un lavoro microscopico e gigantesco. Lavoriamo sulle sfumature e stimoliamo grandi cambiamenti. Questo è quanto.

Naturalmente la produzione di salute non fa notizia. Un ricovero evitato o prevenuto non fa cronaca. Un servizio sanitario non sanitario è difficile da misurare.

Eppure sono tentata di scoprire facendo un calcolo semplice e bieco, quanti danari facciamo risparmiare all’azienda con il nostro esserci quotidiano. Quanto costano i nostri contratti, quanto costano farmaci e degenze ogni giorno. Tirare le somme. Ma credo che non sia possibile un confronto se in mezzo si sostanziano delle abissali differenze biografiche. Sì perché ciò che sfugge ai burocrati sono le singole biografie. E che un mese con l’altro può cambiare un destino. E che l’incontro giusto in certi delicati momenti modifica radicalmente il corso di un’intera esistenza.

19 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Valentina ti prego di inviare questa lettera anche a Niki... e se ci sono nuove avvisami. Un bacio... pensavo che quest'anno sarebbe iniziato in maniera diversa ma ogni anno sembra sempre più difficile e le situazioni personali anche più complicate. Personalmente credevo che sarei potuta essere d'aiuto anche agli altri (come mia sorella, disoccupata e non sposata se pur fidanzata che ora aspetta un bimbo) ma con uno stipendio che diventa una incertezza mi sa che dovrò essere io a chiedere aiuto.
S.

Anonimo ha detto...

Grazie per le notizie dalla Puglia

Sei la Valentina con i capelli ricci e il sorriso smagliante che ho incontrato a Calimera?

Il vostro testo/appello lo inoltro a Peppe Dell'Acqua.
Cosa ne dici?
Altra cosa: che giornali avete contattato?
Sappimi dire.

Luciano

Anonimo ha detto...

Cara Valentina,
come fare per esservi accanto? Sono con te.
Paola

Anonimo ha detto...

Ciao Valentina
Se questi operatori paramedici appunto prenderanno il vostro posto non solo nei servizi ma anche nei protocolli dei Centri Diurni dei CSM e si comporteranno come i tipici impiegatucci a lavoro o ci tratteranno tutti da mongoloidi o ci abbandoneranno a noi stessi , io mi integrèrò nella fondazione Zorzi di Mauro Marino.
Ma voi, Silvia, Paola, e te, dopo che farete? sarete a spasso, non continuerete a diffondere la cultura del leggere?
Molti di noi al centro diurno hanno personalità molto complicate quasi al limite della sopportazione, una genere di pazienza che non si impara in nessuna scuola e in nessuna università e scommetto che questi operatori non faranno che rompere le scatole hai singoli psichiatri che hanno in cui questi qui. Qualcoda mi dice che questi qui che vi sostiutiranno sfasceranno il centro diurno e quelli che hanno acconsentito a questa legge si pentiranno e chissà forse vi faranno ritornare, vi ridaranno i vostri posti.

ciao e buona fortuna
-
Ciao Valentina
nel testo che mi hai mandato dice che voi continuerete il vostro lavoro al centro, una specie di sciopero al contrario, non ve nè andrete via, bisogna vedere se vi permetteranno di restare. Può anche darsi che agli operatori questa cosa in fin dei conti conviene, dopo aver valutato che tipo di persone ci sono al centro diurno.
Se invece sono tipi egocentrici che si vogliono prendersi tutto il merito allora non so proprio se vi faranno restare. Comunque speriamo bene.
Il fatto che resterete mi tira su di morale.
ciao a presto
R.

Anonimo ha detto...

bella lettera, spero tu l'abbia inviata anche a Vendola.. e che lui pensi un po' ad esempio ai suoi carissimi quanto inutili consulenti che vivacchiano (quando vogliono) nelle asl di tutta puglia compresa quella leccese .. ma ovviamente è solo un (credimi) piccolissimo esempio di spesa inutile..
che tristezza.. doveva essere una rivoluzione.. partire da qui per dare una visione (che non siano solo parole..) invece.. parlando di realtà . sentendolo parlare di realtà sembrava quasi ridicolo..

lu

Anonimo ha detto...

Grande Vale…
Ti bacio, speriamo bene.
E.

Anonimo ha detto...

possiamo pubblicare un appello/iniziativa su http://www.bazarweb.info se ne fate.

ER

Anonimo ha detto...

Cara Valentina,
ho letto questo tuo appello, e sono veramente, assolutamente d'accordo con quel che scrivi.
Per favore, se credi che possa essere in qualche modo utile a questa causa, fammelo sapere.
Intanto, in bocca al lupo.
ciao
angelo
-
Ho inoltrato ai miei contatti mail residenti in Puglia.
Ai media avrete già pensato, suppongo.
Per favore, tienimi aggiornato, Vale.
a presto
angelo

Anonimo ha detto...

CARA VALE, HO RICEVUTO LA TUA MAIL, OVVIO DIRTI CHE MI TROVA D'ACCORDO, E CHE NON SO COME AIUTARTI.
TI FACCIO UN IN BOCCA AL LUPO PER LA TUA BATTAGLIA.
ANNAMARIA DE SIMONE

PS. DATO CHE IL NOSTRO PAESE E', AL MOMENTO, UNA GIOSTRA IMPAZZITA, HAI PRESO IN ESAME L'IPOTESI DI PRENDERE ANCHE TU 'STO DIPLOMA IN TECNICO DELLA RIABILITRAZIONE?
BACI

Anonimo ha detto...

Anch'io appartengo alla categoria dei "precari" ma pare ancora per
poco,
la stabilizzazione dovrebbe cambiare la mia situazione
contrattuale e quella dei miei colleghi.
Sapessi come ti capisco...
Buon lavoro Valentina Sansò.
francesca

Anonimo ha detto...

ciao, Mauro.
ho letto su Salento Poesia della faccenda Ausl.
come tanti trovo che sia vergognoso!! Gran delusione Vendola! la sua rivoluzione strozzata e poi sbriciolata dalla matassa burocratica.
ma, vi prego, resistete, ché ogni anno è diverso dall'altro. Se pure, è un dato di fatto, si va sempre più verso una totale, tragica spremitura delle risorse umane un po' ovunque senza alcuna programmazione.
vedessi cosa ne è oggi del ministero della giustizia oggi! sapessi il senso del ridicolo e l'immobilità. Sapessi in quali condizioni noi impiegati viviamo i nostri ripetuti disgustosi terremoti interni.
ed ogni giorno ci si abitua ad una nuova assurdità, senza reagire.
resisti mauro!

ps. sto scrivendo un piccolo pezzo sulle fiabe di Eliana, pensi che possa interessare poi Paese Nuovo?

a presto
elisabetta

Anonimo ha detto...

Letto e sofferto. Il mio "consiglio"
è un delirio, ma questo ha partorito
la pancia: se sciopero
al contrario deve essere, che
lo sia anche in senso temporale!
LAVORATE DI NOTTE, da quando il
centro chiude a quando apre, riservando
le prime ore ai laboratori veri e propri
e il resto all'occupazione creativa. So
che è poco fattibile, ma stabilendo
una turnazione e aprendo alla città
( biblionotte, no? per esempio... )
voglio pensarla cosa possibile...
il giorno vi rende invisibili...la notte vi
potrebbe svelare...vi sono vicinissima
BACIO
Ste

Anonimo ha detto...

BRAVAAAAAAAAAA!!!

mari

Anonimo ha detto...

Cara Valentina,
tutta la mia solidarietà.
ci sono passata anch'io un paio d'anni fa, però da interna, e comprendo la rabbia e la delusione di questi momenti.
Sono certa però che il vostro lavoro non è stato vano e prima o poi vi sarà riconosciuto.
un abbraccio
sonia

Anonimo ha detto...

Forza, forza, per questa vostra battaglia,... mi sembra poi importante affermare l'idea che tu scrivi della necessità degli operatori non sanitari nel sanitario... Un abbraccio
Nicola

Anonimo ha detto...

ok valentina, provo a non essere brusco...
mannaggia..., ogni tanto ho proprio un brutto carattere...
e monomale che non sono psic-kiatra... altrimenti sai quanti tso farei...

scusami ma personalmente sono molto arrabbiato con gli operatori che lavorano nella psichiatria... perchè sembra che si pongano il problema solo quando viene messo in discussione il loro posto di lavoro o e per acquisire prestigio spesso fanno compromessi di tutti i tipi con gli psichiatri...
lo so che il lavoro funziona, specie da noi al sud, come arma di ricatto...
vedi come stanno rispondendo le riabilitative a bari (hai letto la loro risposta su repubblica?)...
ma è un terreno molto scivoloso e pericoloso (anche molti nazisti - non ti sto dando della nazista, non fraintendermi - non dissentivano ricattati dalla condizione sociale)
a mio avviso, lavorare per gli "psichiatrizzati" (almeno per i non sanitari) dovrebbe passare attraverso una scelta culturale precisa, poi eventualmente sulle strategie si può anche andare a compromesso...

cmq il lottare contro questo andare verso figure sempre più sanitarie... interessa un pò tutti noi...
ma è il frutto di tutti questi anni in cui le cose sono cambiate... e molti hanno rinunciato a parlare...
magari, se ti va, fammi sapere come procede questa storia dei contratti... vediamo se come associazione o altro ci possono essere momenti di incontro e posizioni comuni.
siete abbastanza uniti? legati a qualche sindacato?
spero non confidiate solo sugli psichiatri... o su vendola...

non mi hai detto se ti è piaciuto quello che dice antonucci...

scrivi:
Esiste invece un corso di laurea in tecnico della riabilitazione psichiatrica che tra un annetto sfornerà i suoi primi operatori. Operatori paramedici appunto. Saranno coloro che prenderanno il nostro posto non solo nei servizi ma anche nei protocolli dei Centri Diurni dei CSM? È molto probabile, se non si avvia una riflessione più ampia sulla funzione delle strutture psichiatriche territoriali. Perché qui si apre uno spartiacque politico sul modo di intendere questa disciplina e le sue applicazioni.

È qui che si determina la differenza tra la piena applicazione del pensiero basagliano e tutto il resto.

per alcune cose mi ci ritrovo... per altre non tanto...
...ricorda che basaglia personalmente la legge non la voleva nemmeno, non voleva che portasse il suo nome,... (antonucci ci lavorava insieme, lo ricorda bene); diceva che il problema non era quello... se non si cambiava l'approccio e il pregiudizio culturale e lo strapotere psichiatrico... e la maniera di intervenire degli psichiatri...
e la storia gli ha dato ragione...

scrivi...
va bè... molte cose mi fanno pensare... è inutile che ti faccio ora un papiro... magari non hai nemmeno tempo o voglia per leggerlo...

questo forse ti può interessare, se ci vai e vuoi farmi sapere che dicono...
http://www.smes-europa.org/10ConfSMES_pre-programIT.htm

una domanda per un convegno antipsichiatrico che stiamo provando ad organizzare
conosci per caso fumarola? dovrebbe lavorare all'università di lecce.

ciao
ezio

p.s.: una frase di un mio amico utente suo malgrado di torino... che non ha voluto, per fortuna, negare il suo pensiero...
"Mi è bastato un attimo per riflettere sul senso della vita, e l'ho trovato nella mia follia."
Riccardo

quest'altro è un mio pensiero... prova se vuoi a rifletterci, visto che lavori con la sofferenza altrui.
ciò che in buona parte produce sofferenza è la negazione del proprio pensiero e dei propri segnali e/o sintomi (a me il termine sintomo non tanto piace); negazione che molti intravedono come unica via d'uscita e che la società pone come obbligo ai più deboli...
chi in realtà riesce a soffrire di meno... è chi riesce ad accettarlo, a conviverci, a giorcarci... col proprio pensiero...
e te lo dice uno che ci è passato, fidati.

Anonimo ha detto...

Cara Valentina. Intanto complimenti vivissimi per "come sei", per le tue "bellissime sfumature che fanno la differenza". Conosco molte altre situazioni come la tua e i tuoi 29 colleghi. Alcune le vivo anche molto da vicino nei progetti/percorsi che io stessa nel mio territorio ho promosso e apprezzo il lavoro straordinario e le relazioni umane che operatori "non sanitari" sono capaci di costruire e percorrere con grande passione e sacrificio personale. Dobbiamo assolutamente diffendere queste posizioni e trovare le strade per stabilizzarle. Dimmi se posso esservi utile in Puglia anche con le nostre Associazioni dei familiari.

Gisella Trincas Presidente UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale)

Anonimo ha detto...

Cara Valentina,
la vertenza che state vivendo pone un problema che è molto diffuso. Dappertutto le aziende e le Regioni ormai dominate, io dico, dal ritorno delle psichiatrie, pongono sempre più in ombra, ovvero su un piano secondario e diverso, il lavoro abilitativo. Il lavoro che chiamiamo extraclinico, di sostegno abitativo, di formazione e inserimento lavorativo è, come tutti affermano, indispensabile nel percorso di rimonta e guarigione delle persone.
Come se esistesse una psichiatria per la malattia, per le acuzie, per il delirio e un indefinibile "sociale" che raccoglie le scorie delle psichiatrie ridotte a Diagnosi e Cura, ambulatori e farmaci.
Vedi Valentina, il problema non è soltanto la "evidente" povertà dei mezzi ma la più evidente ancora miseria culturale delle psichiatrie, delle sue immutate e rigide organizzazioni e delle politiche sanitarie che conseguono.
Credo che il vostro problema ponga con enfasi la centralità dei bisogni di vita delle persone e del loro inalienabile diritto di avere possibilità.
Non so se ti sono stato d'aiuto ma questo è quanto riesco a dirti.

Peppe Dell'Acqua

Anonimo ha detto...

Ciao Ragazzi!!
Sono Giorgia.. vi ricordate di me??
Mi spiace tanto per Vale, Paola, Silvia e Mary.. sento parlare di scadenze e rinnovi da quando nel 2003 sono arrivata al Centro Diurno...avete tutta la mia solidarietà, purtroppo posso darvi solo quella...siete sempre nel mio cuore..un saluto da Bologna!
Con affetto,
Giorgia