Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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sabato 30 settembre 2006

Prendere la parola

[Lettore al cubo: festa dei lettori 2006]
Quando entro nella stanza di lettura del centro di riabilitazione, no veramente questa storia ha un altro inizio. Quando varco i cancelli del vecchio Fazzi dove hanno sede gli ambulatori sanitari vedo appesi sui tronchi degli alberi le cartoline che ha impaginato Valentina per comunicare la nostra festa dei lettori, quella organizzata dai presidi del libro di Lecce: sono appese ai tronchi degli alberi con un spago e mi fanno sentire Pollicino. Seguo la pista che qualcuno ha segnato per me per fortuna non sono briciole e i passeri non le mangiano. Mentre mi avvicino alle scale che portano al Cim mi giungono dall’alto pezzi di voce: un altro corridoio sonoro questa volta si spalanca invisibile davanti a me. Invisibile ma ineludibile. Seguo adesso questa nuova pista una rampa di scala e sono già dentro. Il suo lungo corridoio, accogliete disarmante vegetante tante sono le piante dolcemente disposte ovunque che pendono da provette con la bocca di merletto che salgono da vasi poggiati su mensole rivestite di carta da giornale degli anni 70, è una scia lunga di luce e di colori.
Ognuno che è passato qui ha lasciato le sue impronte che sono protette e amate e custodite tutte nello stesso modo, pende anche da uno dei quadri appesi, è una immagine bellissima quella scattata alla Biblioteca Nazionale di Londra nel 1944 dopo il bombardamento che l’aveva distrutta bellissima perché ci sono dignitosi signori in cappello e cappotto che sfogliano libri il biglietto che avevo scritto a Valentina e agli amici del servizio in accompagnamento al dono, un brutto biglietto scritto in velocità che conserva lasciato così la necessità di quel dono.
Questo, il centro intendo, è un luogo dove si scrive e si legge e si esprime a molteplici strati. E anche questo osservi sui muri percorrendo le pareti delle tante stanze affacciate sul corridoio di luce. Sono stanze di laboratori di attività di pensiero di incontro. Nell’ultima a destra ho trovato alcuni lettori e uno, Gabriele, intento a leggere a voce alta. Teneva in mano un microfono la ragione della pista sonora che avevo seguito, e raccontava di un bimbo che si addormenta con un libro sotto il cuscino da cui esce di notte il mondo. Era un raggio di sole una fiaba di Andersen. Gabriele leggeva e sul muro di fronte a lui che spesso si distraeva a guardare scivolavano in una corrente delicata le immagini dei ragazzi che negli anni hanno abitato quel luogo. Lì ho capito due cose:la prima è che se qualcuno legge ad alta voce e qualcun altro lo ascolta torna viva Sherazad, oh ecco qui, oggi, il giorno della festa del libro ognuno di noi è lei, ce n’è una cento, ce ne sono mille oggi in giro! e già questo pensiero da solo mi stordiva. Ero nel cuore delle mille e una notte: la morte era stata lasciata fuori dall’uscio che avevo appena varcato come ogni stanza dove si legge, qualcuno celebra e tiene viva la vita. Poi secondo pensiero rapido come il primo: il lavoro di questi operatori qui, e della mia amica Valentina è stato quello di restituire una identità a queste persone che magari non l’hanno mai pienamente goduta. Mi è venuto in mente Sergio mio marito che ha negli anni per Amalia, nostra figlia, ha fatto filmini fotografie e li ha poi amorevolmente raccolti in un formato che li custodisse per sempre, per il sempre di Amalia. Così allo stesso modo oggi: avevo di fronte a me il lavoro di più la cura di più l’amore di alcuni operatori hanno messo nel loro impegno: sono stati padri e madri per questi ragazzi spesso più grandi di loro e oggi la loro genitorialità e il legame costruito era tutto così esplicito e solare. Scorrevano le immagini i faccioni di queste persone scorrevano le immagini dei laboratori e nel frattempo un amabile testo sonoro apriva bolle di fresco linguaggio, che la musica è la lingua prima delle parole, appena appena mentre la lettura scorreva mentre le immagini andavano. Un clima lieto sereno, senza tensioni. Quasi tutti hanno letto fra cui Topolino apprendista stregone un fumetto con una morale semplice: non metterti a fare una cosa se non intendi finirla. Una morale che non ha cittadinanza affatto qua dove gli operatori tutto dimostrano fuorchè questa pericolosa abitudine. Finiscono eccome, e come le finiscono bene…
Che la mattina di oggi qui serviva proprio a tenere a battesimo una biblioteca. Una biblioteca pubblica nata da due precedenti edizioni di una iniziativa ideata sempre qui, Aspiranti libronari. Negli anni sono arrivati tanti libri, oltre 1900 i volumi raccolti, di narrativa saggistica filosofia storia delle idee. Ce n’è anche una donata per intero dal sacerdote, io lo conosco e me ne vanto, Franco Maiorano, che alla soglia dei suoi 80 anni ha deciso di programmare la donazione dei suoi libri. Alcuni molto in giù negli anni, già del’40; testi preziosi che già solo a guardarli ti viene voglia di allungare la mano come dice la Vale per rubarteli ma meno male che stanno in una biblioteca pubblica così ognuno sta attento gli altri. Stanno tutti insieme i libri del sacerdote Franco insieme in un vecchio contenitore rivestito con carta a colori di giornale. Un gioiellino di installazione come tutto qua dentro e penso di nuovo mamma mia come siete bravi. La biblioteca sarà aperta una volta alla settimana grazie all’opera volontaria di due giovani donne, aperta alla città e al prestito proprio come una vera biblioteca. A proposito ce n’è anche un’altra più in là nel corridoio dove stanno i libri: manuali riviste enciclopedie, che loro non intendono tenersi e dunque offrono in regalo a chi ne ha bisogno o solo li desidera. Oggi dunque tante persone hanno tenuto a battesimo questa apertura, leggendo, leggendo, leggendo. Due ragazzi anzi tre solo di lui so il nome Fabio Chiriatti, hanno teatralizzato alcuni brani da loro scelti fra tutti i numeri di Naviganti la rivista periodica del centro di riabilitazione che raccoglie le esperienze i temi affrontati nei loro laboratori di scrittura di informatica di discussione ma anche di pittura e manipolazione.

Teresa Ciulli

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