Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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giovedì 8 ottobre 2009

Cibo: dalle quindici alle diciassette ogni giovedì

leggiamo Zanna Bianca da giovedì scorso. Valentina ce lo legge ad alta voce mentre noi guardiamo lei o le pareti o le nostre scarpe, ognuno le sue. O la faccia che abbiamo dirimpetto che guarda un punto che è lo stesso che guardo io. Perchè sia che si guardi Valentina, o il muro, o le scarpe, o il volto dell'altro, tutti guardiamo la stessa cosa. Ci sono meno cinquanta gradi in questo deserto di neve e d'alberi e sulla slitta poggiano tre cose: un'ascia un pentolino e l'altra se ne è andata via adesso. Poggiano sopra una cassa di legno stretta e lunga che appena la slitta si ferma diventa tavolo o sedia. Nella cassa c'è un morto. E' un ricco cacciatore che altri due, Buk? Nick? stanno riportando a un forte, Kork? perchè lui pure da morto si può pagare una sepoltura. La slitta è trainata da sei cani ma alla fine del secondo capitolo ne sono rimasti quattro. Una femmina, dal pelo rosso come....., unita a un grande branco di lupi che segue affamato questo solitario convoglio, riesce a chiamare i cani maschi della slitta attirandoli in un tranello che costa loro la vita, o così pare. I due cacciatori cominciano a temere per se stessi, uno è più superficiale l'altro invece si fa proprio nervoso e ci contagia, consapevole del pericolo che loro stessi, noi, stiamo correndo. Hanno solo tre o quattro cartucce da sparare; nient'altro. Ecco! Ecco il terzo oggetto che sta poggiato sulla cassa di legno, eccolo, una carabina! Oggi pomeriggio che ci rincontriamo per proseguire la lettura che Valentina porterà, lei da sola a termine fino alla fine del libro, proprio come nella trasmissione bellissima di radio tre "ad alta voce" che ascolto appena posso tutte le mattine dalle 9 alle 9.30 (stamattina ho intercettato Paolo Poli che legge le sorelle Materassi?, di Palazzeschi-pieno di sofisticati corti circuitifra il testo e quella sua voce piena di sessi e di stereotipi-), oggi pomeriggio starò attenta. Voglio imparare i nomi dei due uomini, meglio vederli vestiti, e meglio distinguere i loro volti coperti di ghiaccio mentre si muovono su dei racchettoni nel deserto di neve, fra gli alberi, in un silenzio che in quelle cento pagine sta consegnato. E' il silenzio che circonda oggi la vita di Jack London, l'autore. Nato nel 1898? e morto a quarant'anni, alcolizzato. Ha una vita avventurosa, come un grande spietato romanzo. Autodidatta, vagabondo, millemestieri, giornalista di guerra in Sud Africa e in Russia credo. Verso il 1928, in una stabile parentesi affettiva e lavorativa, pochissimi anni, scrive Zanna Bianca. Ricordo la sfilza dei titoli che Valentina ha percorso con la mano sulle note biografiche di quel vecchio libro che stiamo leggendo, una edizione economica della BUR, copertina azzurra, dove in primo piano sta un uomo col mantello di pelliccia e il fucile in mano, forse, certo, è un disegno degli anni settanta. Valentina percorreva quei titoli di libri pubblicati e io ho pensato: come ha fatto? Oggi lo incontro, lo incontriamo di nuovo, e quei suoi due amici e i quattro cani, e quei lupi numerosi là fuori. Affamati.

Teresa Ciulli

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