Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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venerdì 30 gennaio 2009

mano a mano

Cara Etty il tuo ultimo messaggio, la tua ultima cartolina postale spedita il 7 settembre del 43, imbucata dalla presa d'aria del carro merci che ti portava ad Auschwitz, è arrivata. Sessantacinque anni dopo. Nelle mani di 221 studenti di diciannove anni del Liceo scientifico Banzi di Lecce. Ci auguriamo che la lettera che vi giungerà, una per ognuno, l'ultima cartolina postale di Etty che contiene nell'allestimento che ne abbiamo fatto l'ultimo resoconto che di lei ci è pervenuto dal suo amico Jopie, conosciuto a Westerbork, possieda una qualità che il nostro spazio scenico dedicato ad Etty per diversi di voi, giovani amici del Banzi, non ha avuto. Una qualità sola in più in quella fatica riconosco: vi appella per nome. Quella lettera si rivolge singolarmente a voi: è scritto a mano il vostro nome e dipinta a mano la vostra lettera, non ce ne sono due uguali; come non ci sono due uguali di voi, duecentoventuno vite. Per il resto ciò che contiene la lettera, i suoi messaggi, sono gli stessi di quelli che vi sono stati proposti durante l'incontro dalla bravura indiscutibile, fuori misura, di Silvia Lodi, dalla dolcezza di Giuseppe Semeraro, dalla colonna sonora costruita da Antongiulio Galeandro, una imbastitura a filo grosso e colorato dentro il testo: testo che è stato braccato e tenuto con mano ferma da Valentina Sansò nonostante i brividi che quel Diario sempre le provoca. Tutti noi ci siamo impegnati per far tornare Etty. Per trasformarci ognuno di noi in tramite. Ci siamo fatti intermediari con l'arroganza che solo la semplicità con cui ci siamo autocandidati riesce a farci perdonare. Volevamo restituirle qualcosa; quel diritto alla vita che le è stato negato a 29 anni da un pensiero folle: gli ebrei non sono uomini. L'umanità di Etty è talmente smisurata e talmente rivoluzionaria che noi siamo al suo confronto ancora alla preistoria della nostra. Lei ci aspetta in quel futuro che forse noi come generazione, e voi diaciannovenni pure, non avremo la fortuna di realizzare perchè ci manca qualcosa. Noi volevamo restituire a Etty un pò di vita ma ancora una volta Etty a noi restituisce: compassione per la vita nelle sue contraddizioni. Ci hai fatto ancora una volta un sacco di carezze Etty, con la tua piccola mano. Chissà se il tuo grande amico Spier che la sapeva leggere aveva visto che la linea della tua vita di scrittrice cominciava su una linea...ferroviaria: la tratta Westerbork-Auschwitz, il 15 settembre del 43. Quando qualcuno trovò la tua ultima cartolina postale e la spedì. A Christine Von Nooten e a ognuno di noi.

teresa ciulli


[fotoracconto a cura di V.S.]

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