Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


.
.
.

martedì 1 gennaio 2008

alla parola che qui non c'è

Perde perde velocità
si fa pesante inutile istituzionale
finta
Troppe volte l'abbiamo pronunciata
questa parola scatola
questa parola pancia
questa parola scrigno.

Eppure è chiusa a chiave
o è lei stessa una chiave
per aprire il desiderio che io ho
che qualcuno che mi è caro
sia felice nel tempo a venire
stia bene nel tempo chiuso ancora
nel suo gomitolo;
e che quel gomitolo riesca a svolgere
unendo il capo che oggi penzola
che chioma d'oro!
a quello che ancora penzola
coda d'argento di cometa sgualcita

Stamattina faccio il nodo
lo stesso che mi stringe la gola
in un grumo di paura di pianto
di spaesamento
di fine
stringo fra le mani
questo inizio
che ha già dimenticato di essere un inizio
e lo lego
ai vostri:
un nodo tutto d'oro
intrecciato con decine di code sgualcite
di comete
e la parola la parola che non pronuncio
per non sciuparla nell'uso
sta qui
con noi
trattiene ancora qualcosa chi
non lasciato andare
a mezzanotte
e neanche adesso

Non è la scarpetta di Cenerentola
non è il desiderio volato via
come un palloncino ad elio
non è il bacio dato sulla frontiera del tempo
che è anche il suo lasciapassare
non è il pensiero di chi non sta sbarcando
con me
nel territorio nuovo

E' una parola
una che se ne sta zitta
e che lancio a voi
chiusa nel suo guscio di noce.
Dentro non c'è il gheriglio
ma una vela bianca
da issare.
E' grande
molto vento deve trattenere
per spingersi tanto più lontano.

Teresa
1 gennaio 2008

Nessun commento: