Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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sabato 27 ottobre 2007

Questo foglio ci ha i denti

E’ bello, è celeste blu e giallo con queste carte che si aprono a ventaglio, a sipario, è bella anche la carta, un cartoncino che fa opposizione alle mani, opaco. Eppure io lo so lo so lo so lo so che ha i denti. Emilia Fulli l’organizzatrice di questo quarto forum nazionale sulla lettura l’ha inviato ad Amalia, sì alla Chiquita, perché volevo che lei sapesse la mamma che pena sta passando. Tutti questi denti. Partiremo io e Valentina venerdì mattina per essere a Cagliari nel primo pomeriggio e poi una cena e i denti mi serviranno, quelli miei, sperando nel frattempo di essere venuta a patti con quelli di fuori, del cartoncino. Si perché se lo giri e leggi il programma si gelano le corde vocali. Come farò a parlare tanti a tutte quelle persone così tanto più brave di me. Roba da piantarsi lì davanti a tutti senza proferire parola. Oddio. Eppure da questi denti devo dobbiamo passare. Sì certo che ci sono ma se faremo attenzione se apriremo bene la bocca di questo foglio di carta riusciremo a passare direttamente nella pancia dell’animale. E lì sì che ci sarà un bel guardare e, soprattutto, un bell’ascoltare. C’è Remo Bodei anche, che io ascoltai nella mia vita precedente quando studiavo all’Università. Se vi facessi vedere i denti, sono tutti di maschi! Tutti uomini. E ora che li vedo sotto questa luce mi sembrano denti meno forti di quelli miei; dei nostri. Sono persone che hanno potuto e dovuto curare solo loro stessi e non altri, non possono essere forti come me. Come Valentina che fa da genitrice vicaria da sorella putativa da collega accessoriata da amica sensibile e intelligente a una molteplicità di vite che hanno bisogno di riconoscersi in primo luogo in una storia, quella loro che spesso perdono per strada. Della lettura e dei suoi spazi si occupano in questo forum giornalisti fondamentalmente, oppure i responsabili delle linee editoriali delle più grandi case editrici italiane. Cè poi domenica mattina una finestra gentile dedicata alle scuole da dove finalmente si affacciano voci di donne. Le donne portano gli altri, quelli di cui conoscono nome e cognome; tutti gli altri su questo programma, portano la pubblica opinione, una entità astratta e apparentemente enorme che fa sembrare enormi anche i denti di questi qua. Ma la pubblica opinione sono anche io e sei pure tu ma visto dall’alto e quindi non visto affatto nella sua singolarità ma nel suo essere massa. Questo non significa che dietro quelle persone ci sia necessariamente la qualità; lo sforzo di produrre bellezza. Noi portiamo una cosa diversa. L’assenza di denti del nostro gruppo di persone. Mi chiedo come siamo finite io e la Vale e tutti noi, gruppetto di sognatori di Germinazione a Cagliari e penso e credo che sia stata una di quelle 10 bottiglie che abbiamo lanciato a mare questa estate. Certamente una di quelle è stata raccolta in Sardegna. Ed era così bella ma così bella che nella sua bellezza si è fatta portatrice di senso: di una misura del vivere che cerchiamo costantemente; e allora non si poteva ributtarla in mare. Vorrei tanto evitare questa pena questa paura ma so che se la evito giro le spalle a tutto quello che ho cercato di fare fino ad ora. Non mi resta che prendere atto di esistere come persona fra quelle che stanno in questo programma. Ho i denti anch’io. Mi servono per mangiare un pasticciotto. E sorridere.

Teresa

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