Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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mercoledì 13 giugno 2007

Nel cerchio dell' immaginazione

Paola
Scrivere sulla sabbia e lasciare che le parole si allontanino a nuoto.
Leggere vicino al mare, “cu llu rusciu de lu mare” da sottofondo alle parole che mi piacciono di più.
Le parole che mi piacciono di più sono quelle che trascrivo sul mio quaderno; sono quelle che vado a imbucare nel mare, “nella bottiglia, scrigno delle mie parole”; e così facendo azzerare il tempo, perché con quel gesto dico non voglio sapere quando giungerà; e azzerare lo spazio, perché con quel gesto dico che non voglio neanche sapere a chi giungerà. E aggiungo, e se giungerà.
Importa più la mia mano che brucia di poesia adesso, che la tua che riceve. Forte accento sul momento presente; sul destino.

Rosa
Parallelismo fra spiaggia e poesia: due esperienze legate fra loro dalla bellezza “suggestione”.
Leggere in un contesto aiutano le parole a saldarsi a noi meglio. Se leggo qualcosa vicino al mare il mare poi, me lo ricorderà.
Il mare me lo ricorderà.
Il mare anche mi ricorda il limite del tempo (sabbia = clessidra) e l’illimitatezza dello spazio; la difficoltà di indicare con certezza i confini fra terra e mare: l’onda li sposta sempre.

Luca
Il bagnasciuga, la riva, la riva di sabbia. La sabbia è parola ripetuta. Il piccolo che unito ad altro piccolo ad altro piccolo ad altro piccolo, forma il vasto, forma una piattaforma, qualcosa su cui puoi contare. E qualcuno che lascia lì una bottiglia che viene portata via.

Rosalba
Spiaggia e barche lontane, tante, fra cui una piccola piccola. In quella l’ombra di mamma.
Una flotta di poeti al largo nel Mediterraneo.
Prendere il largo.

Teresa
Mi piacerebbe udire la parola con il suo eco: il suo strascico. La parola tradotta che contiene al suo interno la sua propria; o viceversa.

La poesia recitata dentro la vita quotidiana, in un porto.

Un peschereccio che apre le reti in mare, liberando poesia.

Fare compiere al poeta ai poeti un viaggio inverso. Affidandolo alla casualità ma anche alla forza delle correnti. Per tornare a farlo nascere. C’è l’idea che a volte c’è bisogno di momenti simbolici di ritualità per accorgersi di nuovo di qualcosa. Per scoprirla daccapo. O per scoprirla e basta.

La pancia del mare può consentirci questa gestazione?

E come confine alla nostra immaginazione al nostro desiderio, di far tornare a nascere il poeta e la sua parola, la mano di qualcuno che la trova. Solo una mano fa da vera sponda, da vero confine. Da vero limite.
Il limite della poesia
Nuova geografia: mediterraneo, mare di poesia.
Corrente Geografia

Alberto
Come due amanti in riva al mare, la persona e la poesia si sussurrano qualcosa. Qualunque cosa, non è il verso sarà il luogo a renderla bella; saremo noi insieme a renderla bella la poesia. Ed è bello anche il gioco, il mistero che presuppone. Chi e quando troverà la bottiglia con i nostri messaggi. Cita Ungaretti: Allegria dei naufragi.
Messaggi diversi

Valentina
La lettura come pratica, abitudine alla fraternità. Perché ci unisce a tempi altri e a gente altra. Africa, Oriente, Asia, Europa. Lanciamo ponti verso il mare. Ponti di parole. Generare una attesa anche. Poiché i ponti si spostano seguendo una volontà e un destino che non ci appartiene ma appartiene invece a questo continente liquido che è il mare. Alla sua vita segreta. Attraverso quindi questo gioco si vuole si intende dedurre anche qualcosa di quella vita, di quel tempo che ordina e gestisce le cose di quella terra d’acqua. Attraverso il mare. Una esperienza che è letteraria ma anche scientifica. E anche umana. Chi, chi sarà a trovare i versi che hanno attraversato il mare? E poiché è un desiderio umano quello di consegnare qualcosa a qualcuno, di essere utili, di non finire qui la nostra azione, mettere le nostre voci in una bottiglia, un nastro, e farle arrivare in una biblioteca di libri d’audio. Una biblioteca che è come una riva.
Verso la riva

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