Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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giovedì 7 giugno 2007

La visione

Viaggio inverso
La riva del mare, l’Adriatico.
Siamo in Salento, nell’unica penisola-isola d’Italia.
Di fronte a noi, nelle giornate di bel tempo si vede come una apparizione l’altra riva, quella albanese. Di quell’altra riva sappiamo poco se non le furie le imponenti ondate migratorie che solo fino a qualche anno fa hanno avuto come teatro di approdo, la nostra riva, questa.
Delle storie di questa gente non ha più parlato nessuno.
Fu invece dall’ex Jugoslavia che arrivò per mare un messaggio spedito dall’istituto degli studi di Dubrovnik, molti anni fa lo trovammo sulla riva di San Cataldo. Pregava in alcune lingue, fra cui l’italiano, di restituire quel messaggio al suo mittente indicando il periodo e il luogo del suo ritrovamento. Intendeva studiare anche in questo modo le correnti marine. I loro profondi sotterranei imponenti movimenti che spostano incessantemente masse d’acqua da una parte all’altra.
Anche noi vorremmo spostare qualcosa servendoci del mare. Spostare poesia e poeti. Masse di parole: affidare una poesia, la storia di un poeta, alle rive da cui nacque. Fargli fare il viaggio inverso, di nuovo. Tornare a farlo nascere affidando il suo seme di parola alla velocità del mare. Perché i libri servono e la memoria e l’amore per l’arte pure, perché tutto questo, il valore ecumenico dell’arte, possa di nuovo accadere di nuovo germogliare di nuovo manifestarsi come se accadesse allora per la prima volta. La pancia del mare ci sembra abbastanza grande e abbastanza imprevedibile per accogliere di nuovo l’avventura il rischio del pensiero. Ci auguriamo che il verso, che il poeta tradotto nelle lingue a noi dirimpettaie, che il suo viaggio, abbia un confine: la mano di uomo sull’altra riva.

Esecuzione:
Scelta di un poeta dal bacino del Mediterraneo, gruppo di lavoro Germinazioni.
Incontro con la sua storia e i suoi versi.
Traduzione di una sua poesia invitando persone di altre gruppi etnici che vivono qui a Lecce.
Imbottigliamento in 100 copie numerate.
Momento di lettura collettiva e sarebbe bello in altre lingue sulla riva del mare.
Viaggio di ritorno

Tempi:
la prima settimana di luglio

Dove:
Otranto, la città più a Oriente d’Italia; la città da cui si vede l’Albania nei giorni di cielo terso.

Presidi coinvolti:
germinazioni e ……….?

Costi:
Dipendono dal tipo di comunicazione che utilizziamo

Teresa Ciulli per Germinazioni

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