Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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venerdì 2 novembre 2007

fra un pugno d'ore, ...

... meno, un anello d'ore parto per Cagliari. Con Valentina Sansò andiamo a raccontare alla platea più autorevole che ci possa essere, indieciminuti, quanto abbiamo fatto con i libri per i libri sui libri. E attraverso quello, che clima che contesto di significati che aspettative abbiamo generato dentro un gruppo di lettori. Quando Valentina mi chiese di collaborare con lei, due anni fa, per aiutarla a traslocare un gruppo di lettori speciali, lei lavora da sette anni nella riabilitazione psichiatrica, nel cim di Lecce, fuori dall'istituzione, in modo che le loro storie si mischiassero a quelle degli altri, così come si mischiano le carte in un mazzo prima della partita, io non feci fatica ad accettare. Non ho mai fatto fatica ad essere lettore. Avevo sette anni era il 1967 quando lessi un libro la prima volta me lo regalò mia madre, grazie mamma, e quello che trovai nel parallelepipedo era un porta per andare altrove: così senza magia così senza parola magica. Da allora non ho smesso di varcare i confini sensibili del mio tempo storico e della mia biografia così: senza paura. Li ho amati talmente e li amo che molti anni fa, più di 12 esplorai anche un confine fra me e il libro, una linea di dialogo diciamo che portò a due mostre, ve le ricordate? quella sulle Città di Calvino e quella dove andai a scavare come una talpa una galleria dentro i libri della mia biblioteca, solo 40 però..... Negli anni più recenti mi è capitato invece nelle scuole soprattutto, di creare una narrazione seconda sui libri, spesso facendovi cadere dentro le storie dei bambini. Ho scoperto che posso portarmi altri là dentro. Non immaginavo però che, insieme a Valentina, che insieme al nostro piccolo assortito divertente ed entusiasmabile gruppetto di Germinazioni, avremmo fatto entrare, e saremmo entrati in migliaia là dentro. Con l'ultima iniziativa, pagina 58, eravamo tanti da non contarci più come ad un concerto di Ligabue. E' successo qualcosa nel frattempo. Semplice, anzi no. Sono passata ad immaginarmi in un pronome nuovo per me. Sono passata, ed è stato questo il mio terzo grado di parete, quella verticale per intenderci, ad abitare il pronome noi. Ci voleva e ci vuole per abitarlo più dell'immaginazione. Ci vuole la felicità di sapere e di ricordarsi che nessuna cosa è solo merito nostro. Proprio nessuna.
grazie a tutti coloro che stanno dentro questo noi.

Teresa

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