Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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giovedì 23 marzo 2006

Arare il mare

I polpastrelli anche hanno una loro qualità essenziale nel processo della lettura. Perché i polpastrelli scavano sollevano rimuovono il terriccio delle parole. Con il loro impercettibile andirivieni sul foglio compiono quest’opera: dissodare. E di certo è il lavoro preliminare, quello che rende possibile l’ascolto. Senza questa fondamentale funzione le parole non potrebbero crescere velocemente come fiori fino all’orecchio del lettore che nel leggere mischia i suoi sensi fino a confonderli. Perché chi legge ascolta il profumo di una parola con l’orecchio e la gusta con gli occhi e la vede attraverso i polpastrelli, la pelle. E la ascolta mettendo le parole in bocca, nella propria, che in quel tempo parla in modo diverso da come normalmente ci capita di parlare e di scrivere. Un vero miracolo. Diventare conchiglia e ospitare ogni sera prima di andare a dormire, il mare.

Il Lettore (Teresa Ciulli)

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