Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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martedì 20 gennaio 2009

Bere dallo stesso bicchiere

Poco tempo in questi giorni e molta paura. Le due cose stanno sempre insieme....Poco tempo perchè oggi mancano esattamente sette giorni alla prima prova che ci attende, a quest'ora saremo verso la fine del nostro incontro con cento ragazzi dell'ultimo anno del Liceo scientifico Banzi. E il giorno dopo, altri cento, e la sera del giorno dopo con quelli di voi che vorranno incontrare questo emozionante lavoro. Emozionante perchè è Etty stessa a parlare per conto di Silvia Lodi e Giuseppe Semeraro. Mentre Antongiulio Galeandro stenderà sotto i suoi piediparole un tappeto di gelsomini e di cento nomi di strade scritte in uno spinoso, per noi, olandese. Gelsomini e strade, tradotte ulteriormente nella lingua della fisarmonica come solo Antongiulio può. Valentina nel frattempo ha scoperto, cercando e cercando nella maniera mastina di cui è capace, un emozionante album di foto di famiglia, e vedremo, e seguiremo la vita di Etty anche attraverso quella partitura. Io invece mi sono occupata giovedì scorso, così come anche dopodomani farò, di una esperienza visiva e tattile: provare a immaginare insieme al gruppo di amici lettori di germinazioni, Etty in bicicletta. Ci riproveremo ancora, sì, ancora. Non sono stata abbastanza contenta di quello che ho fatto, io sì proprio io, certo che capita non essere contenti quando non metti a fuoco bene dentro di te le cose essenziali da dire- perchè ti parla dentro o sopra, o sotto forse, una voce, o più, che ti dicono ma che fai ma come stai facendo male ma non vedi che quello fa meglio di te, ma non vedi che, e così di questo passo, che passo non è, ma inciampo, caduta. E allora giovedì, perchè no, riprendo Etty in bicicletta risentiamo la sua ruota che gira e mentre gira, gira la ruota del suo cuore, delle sue rotelle nel cervello puh quante! che girano migliaia di volte più rapide di quelle della sua bici. E poi, dopo, rilanciamo più avanti il progetto l'idea il lembo di invisibile che vogliamo afferrare: prima che il tempo accada noi lo facciamo, lo vogliamo fare, accadere dentro di noi. Siamo noi a prepararlo il futuro con i gesti dell'oggi che però solo del presente si nutrono. E' il presente, la somma dei presenti, perchè il presente a differenza del passato e del futuro è fatto da una moltitudine di istanti ed è questa la sua forza ineguagliabile, è dicevo, questo presente plurale la tensione che cresce sull'elastico della fionda. Vittoria Facchini l'anno scorso lanciò un cuscino ad Etty, qua nel blog c'è traccia del suo lavoro: una scia d'argento nella notte, una vera caduta di cometa; e invece quest'anno lanciamo ad Etty le sue parole stesse, tradotte in buon italiano e sezionate con bisturi di fuoco, una vera fiamma ossidrica, dalla sensibilità piena di intelligenza di Valentina con qualche contributo mio di Silvia e di Giuseppe e ieri pure di Antongiulio. Con la fionda le lanciamo le sue parole stesse da qui a lì. Lì. Dove? Dentro ognuno di noi dentro l'orecchio da cui parte la carrucola che scende al pozzo. Nel secchio, l'acqua del bicchiere di Etty.

Teresa Ciulli

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