Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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domenica 3 agosto 2008

comequandoperchè

Un altro seme è caduto nel solco. Questa volta non è una idea da innaffiare con l’acqua di una volontà, che l’immaginazione prenda per una volta il posto della realtà, o forse sì….Forse sì, invece. Anche questa volta abbiamo buttato a terra un pensiero sperando che esso perda la sua natura di pensiero cioè no, non la perda, semplicemente trovi nella terra un abito che possa renderlo visibile. Una camicina fatta d’erba intrecciata, un paio di pantaloni ma anche e soprattutto una gonna fatta con i papaveri rossi e visto che è stato piantato il 31 di luglio dei sandaletti costruiti con corteccia d’albero. In tasca non ha nulla infatti non possiede un portafoglio, l’idea ha già speso tutte le sue energie per questo momento, la semina. Ma ora veramente non ha bisogno d’altro che di silenzio di vento, quel poco che soffia in estate, e delle piogge, dei temporali d’agosto. Ha bisogno di essere un po’ dimenticato ha bisogno di niente. Queste parole mattutine oggi mi servono a voltarmi di spalle e andarmene. Non me ne vado sola, nè solo in compagnia di Valentina, e di Luca, ma di altri trenta. I nostri gesti non sono più nostri da tempo. E quest’ultimo che si chiama associazione culturale germinazioni, ancora meno. E’ il nostro bisogno che abbiamo seminato. Di proteggere ciò che già esiste, una biblioteca, un gruppo di lettori; di mettere in gioco le nostre amicizie a favore di un tempo che verrà ( oh, il futuro, la bellissima parola in pericolo di vita…..), come quando perché. Come quando perché sarà la risposta da dare ogni volta a un enigma che ha portato trentacinque persone a contribuire alla nascita di una associazione che promuove una biblioteca di fortuna, una biblioteca nata da ripetute mareggiate di libri. In quello spazio, in quella stanza amata millimetro per millimetro da chi l’ha voluta e fino a pochi giorni fa frequentata, ci sono storie da ascoltare risposte da trovare e molte cose da fare. Una più urgente di tutte le altre, testimoniare il futuro. Come si fa a testimoniare un tempo che non c’è, cosa dobbiamo dire a quelli che ci chiederanno, com’è, anzi com’era il futuro il 31 luglio del 2008. E noi diremo, era incerto, ma proprio lo volevamo.
Un bacio, due.

Teresa
3 agosto 2008

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