Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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venerdì 8 dicembre 2006

A Anna piacevano i libri, se li portava a letto, sulla finestra, sopra lo scalone, al cesso, al fiume, dove lavavano i panni grossi… Quando era in casa, e se ne andava la corrente, accendeva una candela, che incollava alla cera. Ma una sera che la neve cadeva dolce, Lucia si scordò il racconto, per guardare i fiocchi.
Fu per quella nevicata che il libro prese gelosia; e siccome tra racconti, l’uno con l’altro, non si consolano; e siccome non avevano mani per carezzarla, il racconto, che qui non nomino per non attirargli fatture a morte, si vendette l’anima al Brutto Fatto (così veniva nominato il Diavolo), per diventare un giovane incantatore.
Rocco Brindisi
La figliola che si fidanzò con un racconto (Empiria, 2006)

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