Ci piacciono i giardini. E i semi che a quei giardini, se ci credi e ne hai cura, ti conducono.
Sono giardini di storie. Quelle che troviamo ogni venerdì pomeriggio, quando ci incontriamo per leggere, nei libri. Ma giardini di storie sono anche le nostre vite, i nostri singoli destini che ogni venerdì, alla stessa ora, noi affacciamo su un cerchio dove sta al centro, un tavolo dipinto alcuni anni fa da noi stessi. Su quel tavolo poggiamo i libri, le cioccolate in inverno, la coca cola d’estate anche a se a me non piace. Da quel cerchio, da quel confine tu puoi vedere il nostro giardino. E alzandoti dalla sedia, entrarci dentro. A turno innaffiamo le piante che ci crescono, sono alberi sempre più alti e ombrosi, e a turno facciamo gli umili lavori che servono al giardino e a noi stessi. Leggere ad alta voce è la linfa che scorre in questo giardino. Liberiamo dalle voliere, senza che quelli facciano più ritorno, storie autori personaggi luoghi che girano ormai insieme a noi in questa città in cui facciamo crescere, pianopiano, come è d’obbligo per l’albero, una fraternità cucita con libri d’avventura.


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mercoledì 26 settembre 2007

invito a una festa

cari amici fra pochi giorni, sabato, dalle 10 alle 10 (di sera) giusto con l'interruzione del pranzo il nostro presidio del libro, germinazioni, quello che curo insieme alla valorosa Valentina, festeggerà come molti molti altri presidi in Italia il lettore. Cioè me cioè te cioè chi trova nei libri una porta aperta su un altrove. Per me il libro è un guardaroba, un armadio. Dove dentro ci sono infiniti costumi di scena. Infinite sceneggiature infinite vite possibili. Ogni volta lascio i miei vestiti quelli con cui di solito abito la vita mia velocemente gettati su una sedia che sta sempre, una sedia, vicino al mio libro; è di legno con la seduta di panno lenci blu. E via una volta dentro mi cambio. Spessimo i vestiti che trovo sono o troppo grandi, larghissimi che vado tre volte o piccolissimi che manco posso respirare e la camicetta salta spesso con i bottoni che si vede subito che faccio ridere solo qualche volta, qualche magica irripitebile volta, il vestito mi sta a apennello come fosse proprio mio: stessa lunghezza della gonna, al ginocchio o alla caviglia, e anche le maniche e insomma qualche volta accade che tornando mi dimentico di cambiarmi daccapo. Sto bene con quei panni anche se la gonna è troppo grande e poi con quell'armatura di fil di ferro tutta intorno ci vogliono dieci minuti per entrare in macchina. E così non riesco a mettere le marce. Dovrei andare a cavallo in calesse in carrozza. O a piedi magari con una scarpa si e l'altra no, come Cenerentola! Certo che la location della nostra festa si presterebbe a una storia tipo Cenerentola: una meravigliosa scalinata di pietra del 600 ripida e vertiginosa che apre a un'anticamera e subito a vista una sala quadrata ristrutturata con un soffitto di legno che pare una vela sopra la testa e ampie vetrate che affacciano su un balcone di pietra e a portata di mano la enigmatica magnolia di quattrocento anni. Lei da sola è uno dei due polmoni di questa città di sabbia dove vivo, Lecce. Lì all'ex conservatorio di Sant'Anna cari amici vi aspetto, vi aspettiamo, per leggere insieme ad alta voce ognuno il suo il libro quello che state leggendo adesso quello che sta ignaro ancora della sua sorte poggiato sul vostro comodino o sulla vostra sedia preferita, aperto o chiuso col segnalibro o senza. Che voi siate arrivati o no a pagina 58 li ci incontriamo per scambiarci per un attimo i nostri abiti per scambiarci per il tempo di una pagina un frammento di vite: quelle che stanno raccontate là dentro quella che ognuno di noi si porta appresso come la casa di una lumaca quella che vorremmo quella che sarà se riusciamo a riconoscere un desiderio e a dargli voce.
auguri amici e sarebbe bello darsi appuntamento tutti alla stessa pagina, ci vieni? a sabato!

teresa ciulli

1 commento:

Anonimo ha detto...

che bella cosa ragazze -- e noi?
ci organizzate una succursale da queste parti?
baci tanti
ale